Durante l’attività motoria il nostro corpo, per meglio reagire alla perturbazione del suo stato di equilibrio, innesca una serie di risposte, alcune immediate che terminano dopo lo stimolo allenante, definite “aggiustamenti”, come l’aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e della temperatura corporea, ecc., altre che avvengono nel tempo, dopo ripetuti stimoli allenanti e sono delle vere modificazioni organiche, definite “adattamenti”.  Queste modificazioni fisiologiche, di tipo funzionale, anatomico-strutturale ed enzimatico (un esempio l’ipertrofia, crescita del volume delle cellule muscolari) determinano un nuovo livello basale e una migliore capacità prestativa.
Quante volte ci siamo chiesti il motivo del dolore muscolare che avviene durante o nei giorni dopo lo svolgimento di un’attività sportiva svolta ad un’intensità medio alta?
Molto spesso, forse per semplicità o per sentito dire, viene messo sotto accusa “l’acido lattico”.
E’ vero che il calo del rendimento prestativo durante l’allenamento ad alta intensità avviene soprattutto per eccessiva produzione di acido lattico, ma è altrettanto vero, che il corpo impiega non più di due ore per smaltirlo.  Quindi, i dolori  che persistono per molte ore dopo le sedute allenanti sono da attribuire alle microlesioni fibrillari prodotte durante l’esercizio.
Diversi studi concordano che la fatica corporea non sia dipesa solo da alterazioni funzionali del muscolo, ma anche da fattori che riguardano la componente neuro-endocrina.
Procedendo con ordine, l’energia per la contrazione muscolare è fornita dalla scissione di una sostanza presente in piccole quantità nel muscolo: l’ATP (adenosina-trifosfato) che deve essere continuamente riformata. I meccanismi energetici che lavorano in sinergia ma con percentuali diverse in base all’intensità dello sforzo sono:
 
1) il sistema aerobico, che si attiva in presenza di ossigeno, e’ lento ad entrare in azione ma puo’ mantenere il lavoro per molto tempo. Inoltre è capace di produrre un numero elevato di molecole di ATP  (38 molecole di ATP) utilizzando come  fonte energetica zuccheri e soprattutto grassi;
 
2) Il sistema anaerobico, che si distingue in “alattacido” (senza produzione di lattato) è immediato e utilizza la fosfocreatina presente nel muscolo e “lattacido” (con produzione di lattato) utilizza zuccheri, si attiva in assenza di ossigeno, più veloce rispetto a quello aerobico, ma meno efficiente a produrre molecole di ATP (2 molecole di ATP)

 

 
TABELLA RIASSUNTIVA DEI METABOLISMI
ANAEROBICO
 
ALATTACIDO
ANAEROBICO
 
LATTACIDO
AEROBICO
Senza Ossigeno
Scarso ossigeno
Con ossigeno
Utilizza Creatinfosfato
glicogeno
Glicogeno –
acidi grassi
Alta potenza
Media potenza
Bassa potenza
Pochi residui
Residui di acido
Nessun residuo lattico che causi fatica
Da 0 a 10/15”
Da 10/15” a 2’30”
Da 2’30” in poi – max utilizzo dopo 20’

 

 

 

 
Quando la richiesta energetica aumenta e il sistema aerobico non riesce più a sostenerla, si attiva la glicolisi anaerobica, che  ha come sottoprodotto l’acido lattico. Quest’ultimo, entro certe quantità, viene utilizzato come fonte energetica dal sistema aerobico, ma qualora la produzione supera la capacità di smaltimento (soglia anaerobica), questa molecola si accumula generando inizialmente stanchezza fino ad arrivare al blocco muscolare. Ciò avviene perché l'acido lattico diminuisce il PH intracellulare determinando l'inibizione di alcuni enzimi della glicolisi anaerobica con conseguente riduzione della formazione di ATP. L’acido lattico prodotto viene in parte “riciclato” in glicogeno dal fegato, una parte viene eliminata attraverso l’urina o il sudore ed una parte distrutta.
Chi pratica sport saltuariamente deve prestare molta attenzione quando sopraggiunge la stanchezza derivante dall’acido lattico prodotto, perché aumenta il rischio di lesioni muscolari.
 
 
 
CONSIGLI UTILI
 
L’acido lattico è il fattore limitante della glicolisi e quindi della perfomance sportiva, in quanto l’acidificazione che produce inibisce il rilascio degli ioni calcio nei muscoli, fondamentale per l’avvio della loro contrazione. Non esistono rimedi  esogeni (esterni) per debellarlo o contrastarne l’accumulo.
L’allenamento specifico e costante nel tempo migliora la capacità di ritardare la sua comparsa e di velocizzare la metabolizzazione una volta prodotto.
Alcuni sportivi, nel post allenamento, utilizzano  l’aspirina sia per  proteggersi dallo stress ossidativo che come antidolorifico.

Per prevenire la sua formazione è bene bere adeguatamente prima, durante e dopo lo sforzo, per velocizzare lo smaltimento si consiglia attività aerobica a bassa intensità e l’assunzione di magnesio e vitamina C.

 

(art. pubblicato sulla rivista "il Finanziere")